il nero d'avola
Il Nero d’Avola è uno dei vini italiani più diffusi al mondo e più rappresentativi della Sicilia, non a caso viene considerato uno dei migliori vitigni dell’isola, per via del suo elegante carattere e del suo bouquet aromatico.
La coltivazione di questa varietà di vite è diffusa in tutta la Sicilia, ma il vino che viene prodotto non è mai lo stesso ovunque, poiché ci sono moltissime variabili in gioco: le condizioni climatiche del territorio, le tecniche di agricoltura adottate, il tipo di suolo, etc.
Da moltissimi è utilizzato solo come vino da taglio, e solo in pochi sono in grado di esaltarne le sue caratteristiche peculiari attraverso un processo di vinificazione in purezza, che noi di A’Luna Wines abbiamo deciso di adottare.
Origine e cenni storici del vitigno del nero d'avola
Sebbene sia accertato che il Nero d’Avola sia presente sull’isola sin dai tempi antichi, viene nominato per la prima volta in degli scritti del 1616 di Francesco Cupani, un botanico siciliano che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio della flora endemica della Sicilia.
Sebbene il Cupani si riferisca a questo vitigno con il nome di “Calavrisi” (Calabrese), non c’è dubbio che si tratti dell’odierno Nero d’Avola. Probabilmente dalla fusione di “Calea” (una variante dialettale sicula di “acino d’uva”) e di “Aulisi” (termine che indica la provenienza di qualcosa o qualcuno dalla città di Avola) è nato il termine Calaulisi, che con il tempo è stato storpiato fino a diventare “Calavrisi” o “Calabrisi”.
Altre testimonianze storiche confermano la diffusione del vitigno sull’isola, infatti Antonio Mendola nel 1868 afferma che il era coltivato nel territorio agrigentino, in quello catanese e in quello siracusano. Il Mendola aveva condotto degli approfonditi studi a riguardo, poiché non era stato solo uno scrittore e un politico, ma anche un importante ampelografo, agronomo e viticoltore.
Sul finire del 1800, stando ai dati riportati in vari Bollettini Ampelografici del Ministero Agricoltura, il Nero d’Avola era coltivato anche in provincia di Catania e Caltanissetta, mentre con il tempo era diventato il vitigno più coltivato nelle province di Ragusa e Siracusa, come riferisce Carpentieri nel 1920.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la situazione si evolve ulteriormente, infatti la sua coltivazione si diffonde ancor più nelle provincie di Siracusa, Caltanissetta, Ragusa, ma occupa un posto rilevante anche in quella.
Oggi il Nero d’Avola è si può trovare in tutte le provincie siciliane, inoltre è la cultivar più rappresentativa in ben cinque di esse: Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa e Siracusa. Attualmente il territorio agrigentino è quello con più con più ettari di Nero d’Avola coltivati.
diffusione del vitigno del Nero D'avola
Si possono individuare quattro macroaree in cui il Nero d’Avola viene coltivato in Sicilia, ciascuna caratterizzata da un certo tipo di orografia, vicinanza alle costa e altimetria.
I territori in questione sono:
- l’area occidentale, che comprende le provincie di Agrigento, Trapani e la maggior parte di quella di Palermo;
- l’area centrale, caratterizzata da una viticoltura in zone collinari e montane, che comprende l’intera provincia di Enna e una piccola parte di quella di Palermo;
- l’area sud-orientale, che comprende la parte meridionale delle province di Caltanisetta e Catania, e interamente quelle di Ragusa e Siracusa;
- l’area nord-orientale è l’ultima e interessa soltanto la sola provincia di Messina.
C’è da sottolineare un ulteriore aspetto sulla diffusione di questo vitigno: sebbene sia originario e tuttora coltivato in Sicilia, in particolare nelle zona centro-occidentale, negli ultimi anni la sua coltivazione si è diffusa anche in Italia e in particolare all’estero, più precisamente negli Stati Uniti (California) e in Australia.
Biotipi del Vitigno del nero d'avola
Non bisogna pensare che l’uva del Nero d’Avola sia sempre uguale ovunque, infatti ne esistono ben tre biotipi diffusi in varie parti della Sicilia, ognuno con le proprie caratteristiche.
Il primo è noto con il nome di biotipo A ed è generalmente diffuso nelle zone interne delle province di Agrigento e Caltanissetta. Si tratta di quello che produce i vini più strutturati, ma ha un alto livello di alcol e tannini setosi, inoltre è caratterizzato da un’elevata acidità e ha sentori fruttati, in particolare di ciliegia e bacche rosse.
La seconda varietà è il biotipo B, che è coltivato soprattutto nella Sicilia occidentale. Viene utilizzato per produrre vini più leggeri e facili da bere, che possiedono un profilo aromatico più fresco e un corpo meno pesante, dovuto a livelli di zucchero più bassi.
L’ultima variante è il biotipo C, che è più diffuso nel sud-est dell’isola. Il vino prodotto ha sentori molto più speziati, ma tende a essere più ruvido ed eccessivamente tannico, con il risultato di essere astringente. A causa delle sue caratteristiche viene considerato il più adatto per lunghi affinamenti in legno.
È importante sottolineare ancora una volta che da ogni biotipo nasce un tipo di Nero d’Avola diverso dall’altro, che però è influenzato anche da altri elementi, come il tipo di suolo o il livello di precipitazioni.